giovedì 25 marzo 2010

Sanità negata e medici al fronte


Entusiasmo (che altro?) quando - neppure troppo tempo fa - ho scoperto che per le bambine di oggi c'è un semplice vaccino contro l'HPV. Sequenza impronunciabile di consonanti, né va meglio col nome scientifico, Human papilloma virus; eppure è magnifica la sostanza della cosa: un vaccino per debellare i tumori al collo dell'utero... Ora la dottoressa mi spiega che c'è un problema: mancano le dosi di vaccino. Quest'anno tocca alle bimbe nate 11 e 12 anni fa, ma ci sono ancora quelle di 13 “in arretrato”... E' la Sanità senza soldi. Che rimanda la prevenzione.

Voglio capire qualcosa di più di questa Sanità del Lazio, fuori dalle carte, fuori dai numeri: sento i medici che ci son dentro fino al collo. Già ho parlato con il primario di medicina che si chiude a chiave nello studio per gonfiare le gomme alle carrozzelle del reparto, perché la burocrazia non contempla la gonfiatura, ma sgonfie... non camminano. Ma non sta bene un primario con la pompa della bici in corsia.

Ora sto seduta davanti a una “dottoressa al fronte”, anche senza esser mai uscita dai confini della città. La conosco da tanto. Si occupava degli extracomunitari. I problemi con i clandestini e il loro timore delle strutture pubbliche. Il rapporto medico-paziente tutto fiduciario. Le malattie che sembravano debellate. La ritrovo primario (primaria?): è tornata ai consultori, tra mamme e bambini.

Il marito brontola perché arreda l'ambulatorio come se fosse uno studio privato: ma ha ragione lei, come si fa a lasciare dei bimbi in sala d'attesa, con la paura della puntura (le prime vaccinazioni) senza un gioco, un quadro colorato alle pareti, qualche libro cartonato da sfogliare? Come si fa a fare le riunioni dei medici senza sedie? Fortuna che c'è Ikea. Perché altri fondi, non ci sono...

In sala d'attesa mi guardo intorno. Me la ricordo bene la prima vaccinazione a mio figlio, in un locale fatiscente, buio, dove non sapevo dove sedermi. Qui c'è luce e colore. I bimbi possono anche stare a terra!

Dal concepimento alla maturità. Ci sono le ragazze che vengono per la pillola del giorno dopo, perché sono tanti i medici “obiettori”, e anche i farmacisti. Non vogliono rogne. Ma il sabato, la domenica, quando i consultori sono chiusi? Diritti negati.

Ci sono i bambini del nido e i loro “disagi psicologici”, una volta venivano messi dietro la lavagna, adesso vengono seguiti, crescere è la cosa più difficile che c'è.

E' la medicina della prevenzione, i controlli, le visite a scuola, piccolini con gli occhiali o mandati a far ginnastica, le lezioni sul cibo e sul sesso. Ogni settore ha la sua “eccellenza”, qui la pagella ha voti alti. E' la sanità sul territorio, quella che va dentro le scuole, che viene a casa, che cura l'emergenza, che opera, che assiste. La Sanità senza soldi. In una Regione dove il “buco” della Sanità condiziona le elezioni. E soldi a fiumi nella burocrazia.

Non c'è la “mappa” regionale dei presidi sanitari: malati che devono spostarsi da un capo all'altro della città (o da una città all'altra) per analisi, esami, cure appropriate. Quello che c'è sono gli ospedali che chiudono. Le cure che costano troppo care. Il precariato degli “appalti” della salute. I sistemi di potere. Vallo a dire alle bimbe che aspettano di fare la loro vaccinazione “da grandi”, come hanno spiegato a scuola. Vallo a dire ai vecchi quando il ticket sballa il bilancio di fine mese.

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