giovedì 11 marzo 2010

Diario elettorale: oggi iniziativa pubblica sulla Costituzione.

Si riparte da qui: un libricino piccolo così, scritto facile facile.

Bisognerebbe farle un po' di pubblicità : “Sta comodo in borsa, persino in tasca. Si può portare in tram e in metrò. Si legge a capitoletti, tanti quanti sono le fermate del bus, senza perdere il segno, senza lasciarsi scappare le emozioni...”.

Secondo me dalle parti di Largo Chigi (e non solo) pensano che sia uno di quei tomi rilegati che serve il facchino in livrea per portarlo. E per leggerlo, almeno due lauree. Macché: nessun codicillo. Un buon italiano, domestico addirittura. Il linguaggio di casa. “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Persino le virgole sono al posto giusto.

Se devo proprio scegliere, a me piacciono soprattutto l'articolo 21 e il 36.
Il 21 racconta che la gente è libera di pensare (che già è una bella cosa, ora che è finito il Grande Fratello), di divulgare le proprie idee, di scrivere. I giornali sono liberi: non di dire fanfaronate, di spararle grosse, ma di diffondere notizie e pensieri. “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

L'articolo 36 invece mi fa sempre venire una rabbia che mi chiude lo stomaco: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. Il lavoro che dà libertà e dignità: anche economica! Tutte le volte penso ai precari. Agli atipici. Ai collaboratori a partita IVA. Ai ricattati sul lavoro in tutti i modi e i cavilli. Anzi: pensavo. Adesso è arrivato il “disegno di legge 14441 quater B” trasformato in legge con la velocità di un fulmine: le conciliazioni. E' la legge che manda in soffitta l'art.18 dello Statuto dei lavoratori, quello sui licenziamenti. Non c'è più un giudice a decidere se è giusto o no cacciare un lavoratore dalla fabbrica, dall'azienda: adesso basta un atto amministrativo. Una “firmetta”. E siamo tutti precari.

Vorrei però ripassare quell'articolo 117 in cui si parla della potestà legislativa dello Stato e di quella delle Regioni. Non mi sto portando avanti col lavoro: è che nell'elenco di quel che spetta allo Stato legiferare (leggi elettorali relative a organi dello Stato; referendum statali; elezioni del Parlamento europeo) la legge elettorale regionale proprio non c'è... Ma che si sono sognati quella notte?

Ora me la metto in borsa, la Costituzione: io viaggio parecchio in autobus.

1 commento:

Ernest ha detto...

difendere cositituzione e diritti!
saluti