sabato 8 maggio 2010

Cancellato il "caffè" di Mineo: se non è l'ennesima epurazione...

Su Raitre al mattino non si prende più il caffè con Corradino Mineo. Dallo scorso 3 maggio al suo posto va in onda una rassegna stampa che tiene d'occhio le testate “minori”, quelle regionali, curata appunto dalle redazioni dei tg regionali. Non è un granché. “Il caffè” di Mineo, con le sue interviste che spesso dettavano l'agenda della giornata, era un piccolo “affaccio” sulle reti generaliste della rete all-news della Rai, Rainews 24, che altrimenti – per chi ce l'ha - si vede sul satellite o – per chi ce l'ha – sul digitale terrestre. Una sinergia, come si suol dire. Ma per tutti quelli che mentre guardano la tv non stanno tanto a cavillare su chi dirige cosa, era più semplicemente il primo appuntamento del mattino. La concorrenza al salotto politico di Omnibus (il fortunato “mattinale” di La7) o all'informazione popolare di “Uno mattina”. Diciamola tutta: il primo mattino è uno dei momenti più vivaci della giornata televisiva, buon giornalismo e ascolti di tutto rispetto...Ora, che è successo? Normale assestamento dei palinsesti tv? Ma che normalità c'è a cancellare una trasmissione di successo? Anzi, non a “cancellarla”, ma a riservarla ai fortunati telemaniaci che si costruiscono la giornata tv saltellando tra i canali specializzati del satellite e del digitale, e le vecchie reti generaliste. Ora su Facebook è spuntato un gruppo che si chiama “No alla cancellazione da Raitre della trasmissione di Corradino Mineo Il Caffè”: perché sono parecchi quelli a cui questa “novità” non convince. Questione delicata. Epurazione?Il fatto è che se si è costretti ad abusare di termini gravissimi come “epurazione” o “liste di proscrizione”, va a finire che si crea una nuova paradossale “normalità”, e che gli allontanamenti e gli oscuramenti non suscitino più emozione e reazione: ma come definire altrimenti il fatto che le interviste di Mineo ora non sono più su Raitre? Ormai l'elenco degli “assenti” e dei penalizzati si allunga. Dai conduttori del Tg1 (e, come era nelle cose, del “caso Ferrario & C.” non si parla più), alle trasmissioni per bambini di Raitre (il “Fantabosco & C.”), persino Neri Marcorè con “Un pugno di libri”. Non stiamo parlando di censure, stiamo raccontando una tv che si svuota. Miracoli del palinsesto. Miracoli di una programmazione che non si decide più anno su anno, ma spezzettata nelle stagioni, “cotta e mangiata”: il che non significa affatto maggiore dinamismo, significa semmai che non è garantita la prossima stagione di “Report”, che non si ha certezza del ritorno di programmi come quello di Riccardo Iacona.Banale ottimizzazione aziendale: non c'è forse il digitale terrestre, refugium peccatorum per tutti i “diversamente scomodi” nell'Italia che scivola sempre più giù nelle classifiche sulla libertà di stampa? (Secondo “Freedom house” siamo solo “parzialmente liberi”, come il Sudafrica e le Filippine, scivolati al 72esimo posto, dopo Suriname, Trinidad e Tobago)
(da www.globalist.it)

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