L’attacco alla libera stampa è una morsa che si stringe sempre più: i giornali vengono colpiti al cuore economico sul fronte finanziario (dopo i tagli alle provvidenze dell’editoria, sono state cancellate le tariffe postali agevolate), ai giornalisti si minaccia la galera. O la si annuncia. C’è anche questo, infatti, nella “legge Alfano”, quella sulle intercettazioni. Una legge che imbavaglia i cronisti. Che impedisce ai cittadini di essere informati. E per questo mercoledì 28 i giornalisti saranno di nuovo in piazza a Roma: appuntamento a piazza Navona alle 11, mentre a Palazzo Madama si discutono gli emendamenti…
Nella situazione di crisi che attanaglia il Paese, nella baraonda in cui è precipitato il Governo, nella totale mancanza di iniziativa legislativa a favore dei lavoratori, nella colpevole mancanza di aiuto alle aziende in crisi, il problema principale per il nostro Parlamento sono, una volta ancora, le intercettazioni. Si sa: l’Italia è un paese terrorizzato dalle intercettazioni. Vogliamo parlare dei segreti industriali che si confidano gli operai cassintegrati? Delle ricette (segrete) che si scambiano le massaie? Degli amori (segreti) sussurrati al microfono dagli adolescenti?
A temere le intercettazioni non sono loro: sono le mafie d’ogni ordine e grado, delinquenti doc e delinquenti che ridono quando un terremoto distrugge l’Italia. Quanto basta perché tutti i richiami alla privacy suonino beffardi. A volerne sapere di più, invece, sono i cittadini che hanno a cuore questo sventurato Paese. E i giornalisti, i tanti, tantissimi giornalisti, che non si lasciano piegare, comprare, barattare. I tanti giornalisti che denunciano l’impossibilità di fare, fino in fondo, il loro mestiere.
Contro la “legge Alfano” il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha già annunciato che il sindacato dei giornalisti italiani è pronto a ricorrere alla Corte Europea.
Contro i “silenzi” e le epurazioni al Tg1 giornaliste come Maria Luisa Busi e Tiziana Ferrario non esitano a denunciare la perdita di credibilità del primo tg italiano, sotto la direzione di Augusto Minzolini.
Contro il premier che accusa Roberto Saviano e la fiction “La Piovra” di ingigantire il fenomeno della mafia, l’ex direttore Rai e presidente di Libera Informazione, Roberto Morrione, non esita a scrivere articoli di dura denuncia (“Il serial killer della memoria e della libera informazione”).
Contro gli hacker che fanno “svanire” dai siti internet gli articoli di Morrione contro la mafia, si muove una catena di blogger che riproducono all’infinito quell’articolo.
La libertà di stampa è sotto assedio, ma c’è. E si difende anche in piazza.
(da www.radioarticolo1.it)
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